“Roma nostra vedrai. La vedrai da’ suoi colli: dal Quirinale fulgido al Gianicolo, da l’Aventino al Pincio più fulgida ancor ne l’estremo vespero, miracol sommo, irraggiare i cieli… Nulla è più grande e sacro. Ha in sé la luce d’un astro. Non i suoi cieli irragia solo, ma il mondo, Roma” – Gabriele D’Annunzio
Il Parco di Villa Borghese ed i suoi edifici sono stati costruiti sul sito dei giardini di Lucullo ed appartiene alla famiglia Borghese dal 1580. Tra il 1600 ed il 1800, il sito è stato notevolmente ampliato, sopratutto con l’intervento del Papato e di artisti, come il Bernini, fin quando nel 1900 fu acquistato dallo Stato.
Esso è composto da numerosi edifici, diversi ingressi e vari giardini, tra i quali, colpisce l’occhio di ogni visitatore il bellissimo laghetto con il tempietto di Esculapio. Il monumento è di stile ionico, realizzato a fine ‘700, costituito da un porticato con quattro colonne, ornate di capitelli ionici che sorreggono un frontone triangolare. Fra il frontone e le colonne è collocata una trabeazione, che riporta una scritta in greco dedicata a «Ασκληπιωι Σωτηρι», cioè al dio della medicina, definito come salvatore.
Ancor prima della curiosità artistica per il monumento, appena si arriva davanti al laghetto, dopo aver percorso un bellissimo tragitto, tra luci e ombre formate dal sole che filtra tra gli alberi del parco, la vista è colpita dalla bellezza naturale della scena.
Il laghetto, illuminato dal sole, col riflesso degli alberi e del tempio, il passaggio dei cigni e delle anatre sulla superficie dell’acqua, le barchette ferme sulla riva, richiamano la pace interiore dell’uomo, la tranquillità, il benessere.
E’ il luogo dove sembra che non possa accadere niente di terribile, offre la sensazione di eterna primavera, di essere entrati dentro un quadro, all’interno di un pomeriggio del seicento, circondati solamente dai rumori, dai riflessi, dallo scorrere della natura, della luce, delle acque e dell’arte.
Villa Borghesa era, rimane e resterà il cuore di Roma, di una Roma senza tempo, senza mai fine di fronte all’arte della natura e dell’uomo.